Ottobre di settant’anni fa.
Due giornalisti della Settimana Incom, epico cinegiornale che precedeva nelle sale ogni visione di un film, entrano nella dimora di colui che sarebbe divenuto uno dei simboli e dei cantori della saggezza popolare romana: Trilussa.
L’ormai settantasettenne e leggendario poeta regala loro una delle sue tante perle, una delle sue famose favole: “La Pecorella”.
Un eccezionale documento dagli archivi dell’Istituto Luce.
Una povera Pecora imprudente,
passanno un fiume spensieratamente,
cascò nell’acqua, fece: glu-glu-glu,
e nun se vide più.
Naturarmente, tutte le compagne,
saputo er fatto, corsero sur posto
e incomiciarono a piagne.
– Povera Pecorella!
– Lei ch’era tanto bona!
– Lei che era tanto bella! –
Puro l’Omo ciannò: ma, ne la furia
de dimostraje la pietà cristiana,
invece de strillà: – Povera Pecora! –
strillò: – Povera lana! –