Se oggi il gatto fa parte della nostra vita, lo dobbiamo  agli antichi romani, che furono i primi a importare questo animale dalla Grecia e dalla Siria (ecco le radici profonde del nome di una delle varietà di gatti più presenti nelle nostre case: il Soriano), nonché a diffonderlo in Occidente nel corso delle loro campagne di conquista.

Essendo ìo nata a Roma, questo tour nasce da una mia doppia e intensa passione: Roma e i gatti.

I miei ricordi d’infanzia sono affollati di colonie feline che si incontravano in ogni vicolo, accanto a ogni chiesa, in ogni garage.

Oggi il mondo dei gatti metropolitani è molto è cambiato, grazie alle campagne di sterilizzazione e di sensibilizzazione mirate a debellare il triste fenomeno dell’abbandono dei nostri piccoli amici.

 Ma perché legare Roma ai felini?

 Beh, nulla potrebbe essere più logico!

 Sin dall’antichità,  i romani adorano i gatti, i quali arrivano a Roma per opera dei Legionari di ritorno dalle lontane province, più di venti secoli fa, dalla Grecia e dalla Siria.

Tuttavia, è da noi che – oltre a essere utilizzato per cacciare i topi – il piccolo felino viene apprezzato per il suo affetto e per la sua incomparabile bellezza.

Gli abitanti dell’antica Roma, infatti, non avrebbero avuto strettamente bisogno di un gatto, nella loro domus, per debellare i topi: questo compito, al tempo, era già stato affidato da secoli alle donnole e ai furetti, che i romani avevano sapientemente addomesticato all’uopo.

L’importazione da oltre mare di questo animale segna, per gli abitanti dell’Urbe un’importante novità: mentre, con i pur onesti e affidabili furetti e donnole, per l’intrinseca natura di questi animali, il rapporto poteva avere manifestazioni affettive abbastanza limitate, ecco che con il gatto un’interazione affettiva totale diventa possibile.
I romani si innamorano subito di questo animale in grado di interagire con l’essere umano, di intrattenere con esso rapporti di famigliarità, di corrispondere con gesti e atteggiamenti alle effusioni, che divengono, così, reciproche.

Ritrovamenti e testi antichi ci narrano dei mici della Roma imperiale, dell’amore dell’imperatore Augusto per la sua gatta, delle matrone romane che si circondavano di gatti di ogni razza e colore, che venivano da esse decorati con collarini, nastri di seta e pettorine ricamate; di centurioni che decoravano i loro scudi con l’effige del gatto, e dei templi dedicati alla dea Iside con statue a essi dedicate, nonchè affollati di felini liberi di circolare all’interno di questi luoghi sacri.

Effigie di un gatto in un mosaico ritrovato in una domus romana

Come abbiamo precedentemente detto, i  Romani hanno contribuito alla diffusione del gatto in tutta Europa; questa passeggiata archeo-felina vi porterà nei luoghi dell’Urbe a più alta densità di storia, aneddoti, racconti, e anche soprattutto di splendidi mici, micetti e “gatti mammoni”

Partiremo dalla Piramide, e dal vicino luogo di rimembranza Acattolico, ove riposano importantissimi personaggi storici, quali i poeti Keats e Shelley,  Antonio Gramsci, nonchè August von Goethe, figlio di Johann Wolfgang, e dove – recentemente – sono stati raggiunti dal grande scrittore Andrea Camilleri. Questo luogo ospita una delle più famose colonie feline della Capitale.

Da lì raggiungeremo il Colosseo, ove da sempre dimorano decine di esemplari, e parleremo della figura della gattara, personaggio tutto romano. Tra esse ricorderemo forse la più famosa tra le  “gattare” che l’Italia abbia annoverato: Anna Magnani, icona del neo-realismo cinematografico, che al di fuori del set e delle frequentazioni con i grandi registi, ai salotti eleganti preferiva la compagnia dei suoi molti gatti domestici, e la cura delle colonie feline che circondavano la sua casa, pealtro poco distante da quella di Alberto Sordi, vicino alle Terme di Caracalla.

Anna Magnani e i suoi gatti

In pochi minuti, dal Colosseo conquisteremo Largo Argentina; qui si trova la cosiddetta Area Sacra, un’incredibile area archeologica portata alla luce negli anni venti.

Qui, secondo le teorie più accreditate dagli storici,  fu ucciso Giulio Cesare; qui, dal 1929, i gatti di Roma hanno deciso di abitare.

Centinaia di gatti trovano qui rifugio, vengono accuditi da volontari di ogni nazionalità, e scorrazzano liberi e fieri fra i ruderi e i marmi antichi.

Non mancheremo di fare una visita al teatro Marcello e al portico d’Ottavia.  È proprio qui che, nel film “Un americano a Roma”, Alberto Sordi, nei panni di Nando Mericoni, parla al famoso “gatto mammone”.

Alberto Sordi in una delle più esilaranti scene del mitico film “Un Americano A Roma”:
“Gatto Mammone, mi sono accorto sai? Fai finta da legge er giornale, ma sei una spia…”
Via del Foro Piscario, l’antico mercato del pesce del Portico d’Ottavia, la famosa location di questo set, sarà inclusa in questo tour.

Piazza Trilussa sarà, invece, occasione per ricordare le tante poesie dedicate dal celebre poeta  ai nostri protagonisti a quattro zampe.

Trilussa
L'Amore der Gatto

Un povero Miciotto,
innammorato cotto
d'una Gattina nera,
je disse: - Verso sera
venite in pizzo ar tetto,
v'ho da parlà: v'aspetto. -
La Gatta, che ciaveva
'na certa simpatia,
disse: - Verrò da voi
doppo l'avemmaria:
ma...resti fra de noi!
Bisognerà sta' attenta
che l'omo nun ce veda,
che l'omo nun ce senta! -
Sì! fate presto a dillo!
je disse allora er Gatto. -
Io quanno fo l'amore
nun posso sta' tranquillo.
Piagno, me lagno, strillo:
sgnavolo come un matto,
soffio, divento un diavolo!
Nel lamentamme pare
che soffro...e invece godo.
Voi me direte: - è un modo
tutto particolare...-
Ma er fiotto der piacere
che ce viè su dar core
nun è forse compagno
a quello der dolore?
Tutta la vita è un lagno!
In quanto a le persone
che ce vedranno assieme
nun me ne preme gnente;
io ciò 'na posizzione
libbera, indipennente...
Se incontro quarche gatta
eguale a voi, carina,
simpatica, ben fatta,
la fermo e se combina.
L'omo, naturarmente,
lo fa nascostamente;
ma no pe' la morale:
p'er Codice Penale!
Trilussa, pseudonimo anagrammatico di Carlo Alberto Camillo Mariano Salustri
(Roma, 26 ottobre 1871 – Roma, 21 dicembre 1950)
è stato un poeta, scrittore e giornalista italiano, particolarmente noto per le sue composizioni in dialetto romanesco.

 Se già conoscete questa pagina, e se condividete le mie passioni, avrete forse già indovinato la prossima tappa:  Piazza Vittorio, e la cosiddetta “Porta Alchemica”.

Qui, nei giardini dell’ umbertina Piazza Vittorio, tra I ruderi del Ninfeo di Alessandro, appaiono, giocano fanno le fusa e dimorano decine di gatti randagi, incuranti del frastuono dei tram, delle migliaia di umani di passaggio o dei bimbi che giocano e corrono.

Un luogo poco conosciuto di Roma, che sembra volerci parlare.

 D’altronde, anche i gatti parlano. Secondo noi romani.

A Roma si dice anche che i gatti siano pronti a sostenere lo sguardo del re.

Siete pronti per questa sfida? Vi aspetto!

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