Spesso chi, visitando Roma, osserva giù dai muraglioni del Tevere quelle acque, diciamo così, “vissute”, neanche immagina quanto i romani vi abbiano nuotato, e si siano tuffati in esse, dalla seconda metà dell’ottocento fino ai primi anni ’70 del novecento.
La possibilità di queste giornate balneari cittadine era fornita dai caratteristici barconi, ormeggiati lungo il corso cittadino del fiume, il più popolare dei quali è stato, senza alcun dubbio, quello del “Ciriola”, che fu ormeggiato per decenni sotto Castel Sant’Angelo.
“Er Ciriola”, al secolo Luigi Rodolfo Benedetti, era titolare di un negozio di elettricista, e alternava questa attività a quella di fiumarolo col suo mitico galleggiante sul Tevere.
Veniva chiamato “ciriola”, termine romanesco per “anguilla”, perché, proprio come un’anguilla, nuotava disinvolto nelle impervie acque del fiume, e non solo per proprio piacere: ricevette 160 medaglie per le 160 vite che aveva strappato al Tevere, tuffandosi con sangue freddo e grandi capacità natatorie per salvare generazioni e generazioni di scavezzacollo e aspiranti suicidi.
Fin dalla seconda metà dell’ottocento, si hanno testimonianze fotografiche semplicemente fantastiche di questo uso balneare del Tevere.
Eccone solo qualcuna…