Partiamo da un fatto indiscutibile: il cielo di Roma è popolato di pappagalli. Si possono veder volare a stormi, soprattutto nelle ore del primo mattino e del tramonto; affollano le chiome degli alberi, soprattutto in prossimità del corso del Tevere, e spesso – come nella foto – si posano tranquillamente sui davanzali e sulle terrazze delle case.
Sono di due specie diverse: Parrocchetto dal collare (Psittacula krameri) originario dell’Asia e Africa, e il Parrocchetto monaco (Myiopsitta monachus), proveniente dal Sudamerica.
Tuttavia, come tutti ben sanno, l’Italia non è certo terra di pappagalli.
Da dove saranno arrivati?
La leggenda vuole che si siano ambientati a Roma, città dal clima mite e confortevole, ormai da qualche secolo, e che i primi esemplari a riprodursi in libertà siano fuggiti dalla voliera del Cardinal Scipione Borghese.
Scipione Borghese, appassionato collezionista, volle questa Uccelliera, per l’appunto a Villa Borghese, per ospitare la sua meravigliosa collezione di volatili.
Pratica diffusa nel XVII secolo, tenere uccelli era la conseguenza delle esplorazioni del mondo animale e vegetale di quegli anni.
Solo chi aveva grandi disponibilità di denaro poteva vantare il privilegio di tenere specie rare di uccelli nelle voliere della propria villa.
Il cardinale aveva una grande varietà di volatili, alcuni lo affascinavano per il loro canto, altri per i colori.
Pertanto, secondo la leggenda, una delle eredità che i Borghese hanno lasciato a Roma vola ancora nei cieli della città, allietando tutti con un verso cristallino, molto allegro, e molto armonico.