Da tempo immemore si ritiene che la mitica grotta ove i gemelli Romolo e Remo vennero allattati dalla Lupa si trovi nella pancia del Colle Palatino, angolo sud-ovest.

Tuttavia, il luogo esatto è rimasto per secoli un affascinante mistero, e studiosi determinati a trovarlo hanno, meticolosamente e con passione, setacciato la collina.

Sappiamo che, già nel 1526, l’antiquario romano Bartolomeo Marliano si calò in un cunicolo del Palatino raccontando di aver visto “un tempio stupendamente ornato di conchiglie marine e pietruzze composte insieme…” dove, alla sommità della volta, si poteva riconoscere l’immagine di un’aquila bianca.

Sappiamo anche che nell’800 il celebre archeologo Rodolfo Lanciani era convinto che il sito visto nel cinquecento fosse proprio il Lupercale.

Va, tuttavia, detto che attorno all’argomento vi è sempre stato un dibattito piuttosto vivace.

Alcuni studiosi sono perplessi, e ritengono che questo antro altro non sia che uno splendido ninfeo, o forse un triclinio.

Da qui, nell’antichità, aveva inizio la festa dei Lupercalia, legata al simbolo totemico della città, la Lupa.

Da qui i sacerdoti-lupo partivano correndo intorno alla collina, frustando il terreno, le donne e qualsiasi persona capitasse a tiro.

Una stampa d’epoca raffigurante i Lupercalia

Questo rito di fecondità dedicato a Luperco (antico dio latino identificato con il lupo sacro a Marte) aveva luogo il 15 febbraio.

Ma veniamo ai giorni nostri, o quasi.

Nel 2007, durante il restauro della Casa di Augusto al Palatino (riaperta poi al pubblico nel 2008) viene fatta una clamorosa scoperta: l’archeologa italiana Irene Iacopi sostiene di aver ritrovato il Lupercale, il mitico antro di cui stiamo parlando.

Ma come avviene il ritrovamento? Grazie a uno strumento tecnologico in uso solo da pochi anni, una sonda fornita di un laser-scanner che, penetrando nel ventre del Palatino, è in grado di trasmettere alla superficie dati di eccezionale importanza.

In quell’occasione, nove metri sotto il livello del terreno emerge una cupola dorata, decorata a mosaico con pasta vitrea, pietra pomice e conchiglie esotiche.
La cupola è pertinente a un ambiente che sprofonda fino a sedici metri sottoterra.

Le centinaia di foto registrate e rielaborate dal computer ci mostrano anche, sulla volta della cupola, un’aquila bianca su sfondo azzurro, esattamente come quella descritta nel cinquecento da Marliano!

Una delle più belle foto trasmesse alla superficie dalla sonda che gli archeologi sono riusciti a inviare in quella che appare proprio essere la grotta del Lupercale

Ma mentre Marliano si calò nella cavità personalmente, tramite un cunicolo che aveva ritrovato, oggi gli archeologi sono ancora costretti ad avvalersi delle sopra descritte tecnologie, giacchè ancora non sono riusciti a trovare l’ingresso del sito.

Pare, pertanto, che si tratti proprio della grotta della Lupa (ma sarà stata proprio una lupa? Ne parlerò prossimamente), origine di Roma, luogo sacro, venerato e decorato per secoli, pare fino al V secolo.

Successivamente l’abbandono, la cristianizzazione della città e, nello stesso luogo del Lupercale, l’edificazione nel tempo delle chiese di San Teodoro e di Sant’Anastasia.

Vi aspetto sul Palatino per un indimenticabile tour dedicato alle origini della nostra amata Roma!

Il momento emozionante in cui la sonda calata nel ventre del Colle Palatino dagli archeologi ha cominciato a rivelare la presenza di quello che appare essere proprio il Lupercale

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *